lunedì 3 dicembre 2012

Rafael Alberti

“Ci sono poeti assennati, riflessivi, silenziosi, per i quali la parola, più che un gesto è un’affermazione, anche se esprime un dubbio. Ce ne sono altri che si lasciano trasportare dal suono del proprio canto che, come una melodia che nasce dietro l’orizzonte, avvolge la loro coscienza e lo consegna alla tradizione. Tuttavia in questo andirivieni, un palpito intenso e personale rimane nell’aria per sempre. La poesia di Rafael Alberti fa parte di questo movimento ciclico della natura, come un bosco di giunchi bagnato dal mare, le cui canne sono mosse in alto dal vento e le cui foglie, sparse in luoghi lontani, diffondono la musica ed il verso. Questa è la poesia, che fa risorgere, non l’universo intero, ma ogni momento, ognuno dei piccoli istanti che costituiscono la vita. È il poeta che gioca come un bambino; rivitalizza ogni cosa, agita la memoria, dipinge lo sguardo senza forma e senza un punto fisso, e lo rende vivo con queste piccole cose, come se le parole potessero mostrare tutto ciò che siamo nel paesaggio naturale dell’esistenza. Nel centenario dalla sua nascita, Rafael Alberti deve essere letto in maniera diversa dal solito. Chi, dopo aver goduto della sua lunga e sonora poesia, non ha comtemplato il mare con occhi diversi, non ha percepito gli angeli come una doppia esistenza, come materia e aureola del desiderio, della propria tragedia, dell’amore, del vuoto o non ha sentito il proprio corpo leggero e disabitato dándose contra los quicios / contra los árboles (..)”. Questi esseri eterei che, nel nostro autore, si mettono in contatto con gli uomini, sono angeli civili che trasformano la realtà non appena la toccano con le proprie ali, perchè sono custodi di una conoscenza che si rivela, non dietro la morte ma dietro la nostra stessa coscienza. Sono metafore di un essere che canta dentro di noi e che non siamo capaci di ascoltare perchè non sappiamo volare: il volo verso l’interno, fino alla scoperta della nostra solitudine, del deserto di un’anima persa negli stadi della nostalgia. Sobre los ángeles è il libro che custodisco, da molti anni, sul comodino accanto al mio letto e grazie al quale ho conosciuto Alberti, la cui immagine è stata scolpita dalla storia e dai suoi versi: ricerca e tradizione, musica e dispersione di tutti i suoni ordinati per ricostruire dal nulla un’epoca che ci aiuti a sopportare noi stessi dinanzi alla storia e alle tradizioni. L’angelo centenario adesso dice: No, no te conocieron / las almas conocidas. Sí, la mía.” #Acccolti Gil Vitale Giovanni